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Allevamento e coltivazioni: un binomio pericoloso

Durata lettura: 6 minuti

Quanto si può essere felici di vivere in città dove è possibile acquistare ogni tipo di generi alimentari: dai legumi alla frutta, dai vegetali alla carne! Purtroppo in pochi sono al corrente che, per produrre tutto ciò su cui si basa la nostra alimentazione, inquiniamo quasi quanto un fumatore o una comune automobile …

Quanto qualcosa di necessario alla vita può danneggiare l’ambiente …

E’ inutile negare l’evidenza e ignorare la realtà dei fatti: le attuali coltivazioni e l’allevamento di animali destinati alla produzione di alimenti stanno producendo una gran quantità di gas serra, non solo CO2 , ma anche gas più dannosi e difficili da eliminare dalla nostra atmosfera (n.d.r: a causa della natura dei loro legami chimici) come il metano (CH4 ) e protossido di azoto (N2O).

In molti, in particolare gli oppositori più radicali, pensano che, tutto ciò che si dice a riguardo dei danni causati dall’attività agricola, siano delle burle inventate, partendo dal presupposto che l’agricoltura e l’allevamento sono presenti fin dal Medioevo; mentre i più moderati, pur prendendo in considerazione l’agricoltura come causa di inquinamento ambientale, tengono poco conto di questa ipotesi poiché la produzione di alimenti destinati al consumo non ha determinato eventi catastrofici o problemi ambientali da più di 1000 anni.

Sebbene queste tesi abbiano un fondo di verità, la quantità di gas serra accumulati negli ultimi 1000 anni ha subito uno spiccato incremento negli ultimi 150 in seguito a:

  • Prima rivoluzione industriale, che ha determinato la scoperta di nuove tecniche di coltivazione e allevamento diffusesi dal Regno Unito in tutto il mondo a partire dalla fine del ‘700;

  • Produzione di macchinari destinati alla produzione agricola tra la fine dell’800 e l’inizio del 900’ (n.d.r: trattori, moto seghe, ecc …);

  • Aumento demografico della popolazione, aumento della longevità della popolazione e diminuzione delle morti infantili. L’aumento della popolazione ha causato infatti l’aumento di richieste di cibo, a cui gli stati hanno corrisposto con l’ampliamento e l’aumento delle terre coltivate, determinando una diminuzione delle foreste.

La deforestazione inoltre causa:

  • Aumento del diossido di carbonio nell’atmosfera = diminuendo le foreste, diminuisce la quantità di organismi fotoautotrofi in grado di smaltire la CO2 presente nell’atmosfera;

  • Perdita di biodiversità = Ad esempio, la foresta tropicale (una delle foreste maggiormente a rischio), contenendo oltre due terzi delle specie animali e vegetali del nostro pianeta, è un enorme serbatoio di diversità genetica dal quale attingere per ottenere nuove colture, più produttive o di maggiore qualità, e principi attivi per nuovi farmaci.

  • Aumento di gas serra = La combustione degli alberi, per lasciar spazio alle coltivazioni e al pascolo, rilascia una gran quantità di diossido di carbonio;

  • Defertilizzazione del terreno = eliminando la vegetazione, il suolo è più soggetto all’influenza del vento e all’azione erosiva dell’acqua e con il tempo tende a diventare meno fertile;

  • Ripercussione sul ciclo delle falde acquifere;

  • Pericolo di desertificazione;

  • Intensificazione dell’effetto serra e aumento della temperatura = il suolo, privo di vegetazione, riflette maggiormente la radiazione solare incrementando l’effetto serra e aumentando la temperatura media.

L’eccessiva produzione agricola, con la conseguente deforestazione, l’allevamento di carne rossa (n.d.r: carne bovina, equina, suina, ovina, ecc … ), l’evaporazione del gas nel letame e l’utilizzo di fertilizzanti oggi costituiscono il 14% dell’inquinamento ambientale, di cui il 47% deriva dall’emissioni di metano e il 57% dalle emissioni di protossido di azoto, causate non solo dalle coltivazioni di riso e grano (n.d.r: maggiori coltivazioni a livello mondiale), ma anche alla fermentazione enterica dei ruminanti (n.d.r: rilascio di gas inseguito alla digestione); e se si prende in considerazione che una molecola di CH4 equivale a 25 molecole di CO2 e una di N2O a 298 di CO2, non è così tanto incredibile e difficile pensare all’attività agricola e al pascolo come una delle principali fonti di gas serra.

Continuando lungo questa strada …

Proseguendo con le nostre azioni lungo questa strada, nell’arco di un secolo si verificheranno una serie di problemi a livello mondiale, come:

  • Aumento della temperatura terrestre media fino a 2°C (nelle stime più ottimistiche);

  • ripercussioni sull’agricoltura (iniziale aumento delle rese per aumento CO2, ma inferiore qualità nutritive);

  • estinzione di specie;

  • cambiamenti degli ecosistemi;

  • diffusione di malattie;

  • conseguenze economiche: diminuzione dei consumi e del PIL.

Che cosa possiamo fare …

Nonostante sembri impossibile, l’uomo possiede le capacità necessarie per arrestare gli effetti dell’inquinamento ambientale. Infatti sono innumerevoli le azioni che può compiere l’uomo a riguardo, come:

  • Diminuire lo spazio dedicato alla coltivazione e al pascolo a favore di una riforestazione delle terre;

  • Diminuire il consumo di carne rossa settimanale e sostituire l’allevamento di carne rossa con l’allevamento di carne bianca (n.d.r: galline, polli, tacchini, ecc …), che rilascia una quantità minore di gas serra (n.d.r: circa la metà);

  • Sostituire la coltivazione di cereali con quella di legumi.

Conclusioni

Ora che sapete i rischi derivanti dall’azione dell’uomo, ciò che si può fare e limitare l’effetto dei danni compiuti finora al fine di salvare la nostra biosfera. Tutto ciò non è un obbligo, ma se siete intenzionati a migliorare e salvaguardare le condizioni del nostro ecosistema, vi lascio i link da cui trarre maggiori informazioni riguardo all’argomento.

Link

  • http://italiaxlascienza.it/main/2015/10/limpatto-di-agricoltura-e-allevamento-secondo-la-scienza/

  • http://www.informasalus.it/it/articoli/allevamenti-intensivi-riscaldamento-globale.php

  • http://www.eniscuola.net/argomento/piante/impatti-sugli-ecosistemi/deforestazione-e-conseguenze/


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